Bek si guardò allo specchio. Con indosso la nuova uniforme si sentiva come una scolaretta.
La sua vecchia divisa giaceva sul letto, casacca e pantaloni di stoffa nera, rigida, ruvida.
La sua nuova uniforme era composta da camicia, gilet, giacca, gonna a pieghe, abbinate a un paio di collant e di mocassini di morbida pelle color nocciola. Giacca e gonna erano del color grigio perla degli Affari Esteri, la camicia bianca, il gilet grigio antracite, il collant neri. Ogni capo era di ottima fattura e di buona qualità per quanto riguardava la stoffa, liscia al tocco e morbida da indossare.
Suonarono alla porta. Bek sfiorò il riquadro touch sopra il comodino. S’accese uno schermo olografico che mostrava il volto di Raphael.
“Sono venuto a prenderti.”
Bek indossò il montgomery in dotazione alla divisa e lo raggiunse sul pianerottolo.
In strada li aspettava la macchina nera degli Affari Esteri.
“All’osservatorio di Greenwich” ordinò Raphael all’autista.
L’osservatorio era una deliziosa, piccola palazzina del Seicento situata nel parco omonimo.
Raphael la portò nella grande sala circolare dove avrebbe dovuto trovarsi il telescopio.
Ma non c’era alcun telescopio nella sala, che invece ospitava una gigantesca sfera armillare.
L’unica differenza dalle sfere armillari di cui Bek aveva letto sui libri di storia era che dove avrebbe dovuto trovarsi incastonato il piccolo globo che rappresentava Gaia, si trovava invece un globo trasparente con un meccanismo, all’interno, simile a quello di un orologio.
“Questo” disse Raphael, “È il motivo per cui sei qui, Rebekkah.”
Bek gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma Raphael non aggiunse altro.
“Dobbiamo andare. Il nostro volo ci aspetta sulla pista. Volevo solo che lo vedessi.”
“Volo?”
“Partiamo in missione.”
L’autista non li accompagnò a Heathrow, come si aspettava Bek, ma a un aeroporto militare.
Sulla pista, ad aspettarli, non trovarono un aereo, ma un dirigibile, grande, maestoso.
“Voleremo con quello?” chiese Bek, scettica.
“Ti assicuro che viaggeremo con tutti i comfort” replicò Raphael, divertito.
Salirono a bordo, dove furono accolti da un maggiordomo che li scortò alle loro cabine.
Bek non credette ai propri occhi. La sua cabina era più grande del suo vecchio monolocale a New York, anche se non quanto il suo nuovo appartamento a Old London, arredata con sobria eleganza. Guardò nell’armadio. Non aveva mai posseduto tanti capi d’abbigliamento in vita sua ed erano tutti di ottima fattura, come la sua nuova uniforme degli Affari Esteri.
“È di tuo gradimento?” chiese Raphael, affacciandosi sulla porta.
“Sì ma… Dove stiamo andando?”
“Alla Torre Eterna.”
“La Torre? Nessuno è mai più stato là da secoli. Perché adesso?”
“Hai presente la sfera armillare che ti ho mostrato? Ti ho detto che fa parte del motivo per cui è stato richiesto il tuo trasferimento agli Affari Esteri e l’assegnazione a questa missione. Tu, Rebekkah, sei l’anima gemella di una terrestre che si chiama Isabella von Hohenheim, una giovane, brillante alchimista, che sta studiando il modo di riaprire il portale per la Torre Eterna dalla parte di Terra. La sfera ci permette di predire il corso degli eventi futuri su Gaia e Terra. Isabella ristabilirà l’equilibrio tra i nostri due mondi, ma avrà bisogno del tuo aiuto. Stiamo andando ad incontrarla.”
Nel prossimo episodio…
- Incontrano Isabella alla Torre Eterna. (33%)
- Il dirigibile è attaccato da un nemico sconosciuto e sono costretti a un ammaraggio. (50%)
- L’entrata alla Torre Eterna è ostruita dalle macerie. (17%)