Cronache di Gaia – Episodio 5

Bek fu svegliata di soprassalto dal boato di un’esplosione e da un violento rollio della navicella del dirigibile. Schizzò immediatamente giù dal letto.
Quando Raphael fece irruzione in cabina per avvertirla di prepararsi a un ammaraggio, la trovò già vestita con abiti pesanti, adatti alla loro meta: le lande gelide dell’Antartide.
“Cosa sta succedendo?”
“Ci stanno attaccando!”
“Chi o… Cosa?”
“Rinnegati… Reietti… Non lo sappiamo! Ma hanno aerei da caccia!”
“Aerei…? Dove li avrebbero trovati, scusa?!”
“In una qualche discarica…”
Bek aprì la bocca e la richiuse. La teoria di Raphael non aveva senso, ma non era il momento di discutere. Era terrorizzata dall’idea che stavano precipitando.
“Tenteremo un ammaraggio” disse Raphael. “Dobbiamo spostarci sul ponte di passeggiata. Da lì quando la navicella toccherà l’acqua ci caleremo nelle scialuppe.”
Bek imprecò mentalmente ma seguì Raphael senza protestare.
Quando uscirono sul ponte di passeggiata, situato a poppa della navicella, vide che il pallone era in fiamme. Tuttavia il pilota stava facendo un buon lavoro nel tenere stabile sul piano orizzontale il dirigibile senza farlo andare in stallo. Se avessero toccato l’acqua abbastanza gentilmente, la navicella sarebbe rimasta quasi del tutto intatta e non avrebbero rischiato di affondare nelle acque gelide dell’Antartico.
Attorno a loro i caccia volavano sparando raffiche di mitragliatrice e non sembravano affatto aerei rattoppati recuperati in qualche discarica, ma velivoli nuovi di zecca, appena usciti dall’officina. Chi avrebbe potuto permettersi roba del genere? Bek era convinta che l’Autarchia avesse eliminato da un pezzo ogni forma di ribellione e in particolar modo qualsiasi fazione o organizzazione che avrebbe potuto armarsi con macchine come quelle!
Raphael era scuro in volto. Bek non avrebbe saputo dire se teso o furioso.
Il dirigibile ebbe un altro orribile sobbalzo. Bek cadde sulle ginocchia e il cuore le schizzò in gola. Il mare si avvicinava sempre di più, finché non toccarono l’acqua. Uno steward gli fece segno di correre al gommone che aveva approntato durante la discesa. Bek non se lo fece ripetere.
Mentre filavano verso la costa, si volse indietro per accertarsi che anche l’equipaggio avesse lasciato il relitto, ma era buio, le nuvole coprivano la luna e si vedevano solo le fiamme che si sollevavano dal pallone incendiato.
Dei caccia non c’era più traccia. Significava forse che l’insegnamento sarebbe continuato via terra?
Bek guardò Raphael, ma la sua espressione era divenuta indecifrabile.
Il gommone si accostò alla spiaggia ghiacciata e lo steward gli urlò di scendere.
“Tu cosa fai?” gli chiese Bek.
“Torno indietro a vedere se ci sono sopravvissuti!”
Raphael le afferrò un braccio.
“Muoviti!”
Bek avrebbe voluto protestare, ma lo steward le rivolse un cenno di saluto e ripartì con il gommone alla volta del relitto.
Camminarono fino all’alba, quando finalmente raggiunsero una stazione di ricerca.
“È ancora in uso?” si stupì Bek.
“Ma certo. Dove pensi viva la guarnigione di guardia all’ingresso della Torre?”
“L’Autarchia fa sorvegliare la Torre?”
Raphael le rivolse un grugnito e alzò gli occhi al cielo come per dire “Ma in che mondo vivi?”; poi scosse la testa, perché si ricordò che a occuparsi di tutto ciò che aveva a che fare con la Torre erano gli Affari Esteri e Bek veniva dalla Difesa. L’imboscata, l’ammaraggio e la camminata lo avevano messo di estremo cattivo umore. Non era in vena di farle da babysitter.
Bek dal canto suo si sentiva tutta sudata e appiccicosa dentro gli abiti ingombranti. Il respiro riempiva di condensa gli occhialoni da neve e la sciarpa che le copriva naso e bocca era diventata umida e appiccicaticcia.
Non vedeva l’ora di togliersi lo scafandro di dosso e farsi una doccia.
“Dobbiamo camminare per raggiungere la Torre?”
“No. C’è un sistema più veloce… e comodo per raggiungerla.”

Bek e Raphael riescono a raggiungere la Torre Eterna, o sono di nuovo ostacolati?

  • Voglio che incontrino Isabella! (50%)
  • No. (17%)
  • Sì. (33%)

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