Lo zeppelin su cui viaggiavano Isabella e Alberto si avvicinò cautamente al massiccio, alla ricerca di un punto in cui atterrare. La Lacrima dell’Aria era custodita in un tempio ricavato all’interno della montagna. Il pilota trovò un pianoro, nel quale si trovavano le abitazioni di una tribù nomade, con uno spiazzo erboso abbastanza largo per atterrare.
L’anziano della tribù, nelle sue vesti dai colori sgargianti, gli si fece incontro, quando Isabella con Alberto e Alice entrò nel villaggio. Alberto scambiò alcune parole con l’anziano, che acconsentì a mandare con loro ragazzo che mostrasse loro la strada per il tempio. Avvolti nei pesanti abiti da montagna Isabella Alberto e Alice si incamminarono seguendo il ragazzo.
S’inerpicarono su di un sentiero scosceso, scavato nel fianco della montagna, sferzati da raffiche gelide di vento che gli indumenti pesanti non attutivano del tutto.
Quando giunsero all’entrata del tempio, Isabella notò che era sigillata da un grande portale di un materiale che non aveva mai visto, nero, con riflessi verde elettrico, inciso con un tifo elegante e complicato.
“È oricalco” disse Alberto. “Un materiale alchemico. Non esiste in natura. Posa la mano al centro del glifo. Posa una mano al centro del glifo, Belle. Se Sofia ha ragione, solo tu puoi aprire la porta.”
“Ma nessuno ce mai provato?”
“Non si è mai aperta. Ma si aprirà per te.”
Isabella sollevò una mano e la posò sulla superficie liscia e metallica. Era calda e… pulsava?
Le intricate linee del glifo si illuminarono. La porta scivolò silenziosamente di lato. Entrarono.
Dentro, era come trovarsi in una sala trasportata lì dai palazzi della città Eterna. Non sembrava affatto una caverna. Le pareti erano fatte di un materiale vetroso e traslucido, all’interno delle quali correvano una serie intricata di circuiti che emettevano una luminescenza verde fosforescente. Sembravano quasi il sistema circolatorio di un essere vivente.
“La caverna è viva” disse il ragazzo che li accompagnava, con timore reverenziale. Non mosse un passo all’interno.
Isabella proseguì con Alberto e Alice. La Lacrima si trovava nel naos, la camera più interna.
Quando giunsero in vista della porta che immetteva nel naos, simile al portale d’ingresso, anch’essa incisa con un intricato glifo, la voce di Alice impedii a Isabella di posare la mano al centro del glifo e aprire la porta.
“Non muovere un altro passo!”
Raphael fece atterrare il caccia in una spianata erbosa alle pendici del monte che ospitava la grotta del Tempio della Terra. Per tutto il volo Eos non aveva detto nulla. Per Eos doveva essere tutto nuovo. O forse nulla era nuovo per lei.
Il sentiero si snodava scosceso lungo il fianco della montagna. Raphael fu sorpreso dell’agilità e sicurezza con cui Eos posava i passi sul terreno. Sembrate che l’asprezze del sentiero e l’altezza vertiginosa non le creassero alcun problema.
Raphael si chiese se Eos potesse trovare paura o se fosse priva di sentimenti ed emozioni come Sofia.
Quando giunsero al portale del tempio, Eos posò il palmo della mano al centro del glifo come se fosse la cosa più naturale del mondo. All’interno, il tempio somigliava alle sale dei palazzi della città Eterna. Non c’era da stupirsi. Erano stati i Creatori a costruire i templi. Su Gaia osavano il termine ingegneri per riferirsi ad essi.
La Lacrima si trovava nel naos, la camera più interna del tempio. Quando Eos fece per posare la mano sul glifo e aprire la porta del naos, una voce gelò il sangue nelle vene di Raphael.
“Mi dispiace, Raph, ma non posso lasciarvi spezzare questo collegamento.”
Raphael si volse. Davanti a lui c’era sua sorella Michelle. Ma non era possibile! Michelle era morta. Eppure era proprio lei. I lunghi capelli neri che le scendevano in soffici onde lungo la schiena, la pelle candida, gli occhi celesti, il corpo minuto e snello. Era la ragazza adolescente che ricordava. Sembrava che la morte non l’avesse mai neanche sfiorata.
Michelle e Alice lavorano per…
- Una misteriosa Organizzazione presente sia su Terra sia su Gaia. (83%)
- Gli Homuncoli. (17%)
- I Rinnegati. (0%)