Storia
Questo terzo capitolo nella serie Atelier ambientata ad Arland racconta la storia di Meruru.
Meruru è la principessa del piccolo regno di Arls, un regno di frontiera che sta per essere annesso ai territori di Arland. Non è interessata alla vita di corte e nemmeno ai suoi doveri di principessa. Preferisce l’Alchimia.
Meruru è apprendista presso Totori, che si è trasferita ad Arls su richiesta del sovrano regnante, Lord Dessier, padre di Meruru. La storia ha inizio con Meruru che sgattaiola dal castello per andare a praticare l’Alchimia da Totori.
Il cast di Atelier Meruru è composto da una serie di personaggi originali e di personaggi che tornano dalle serie precedenti. Al giocatore il piacere di scoprire quali siano questi personaggi.
Sintesi
Centrale nel flusso del gioco è l’utilizzo dell’Alchimia per completare i tasks assegnati a Meruru dal ciambellano, i quests della gilda e le richieste degli amici.
Il sistema di sintesi riprendere elementi da Rorona e Totori e aggiunge alcuni miglioramenti, che lo rendono più sofisticato di quello già visto nei due titoli precedenti, ma comunque abbastanza intuitivo.
Il sistema di sintesi si basa sul rank e sui traits degli ingredienti utilizzati per la sintesi. Il rank, ovvero il livello degli ingredienti, va da E a S, E essendo il minimo e S il massimo.
Ogni ingrediente ha poi una serie di tratti caratteristici. Combinando questi tratti se ne possono trovare di nuovi.
Padroneggiare questo sistema è di vitale importanza per completare i tasks del ciambellano senza perdere tempo e risorse e, poiché gli items di sintesi sono anche armi, armature e oggetti da usare in battaglia, come bombe e healing items, saper sintetizzare oggetti di buon livello con tratti diversi è fondamentale per vincere alcune delle battaglie più difficili.
Il sistema di combattimento è a turni. Nel party si possono avere non più di tre personaggi alla volta. Meruru non può essere sostituita.
Gli altri due party members possono collaborare con Meruru in vari modi utilizzando i tasti L1 ed R1, premuti nei tempi giusti e quando sono soddisfatte certe condizioni. Questi attacchi combinati sono molto potenti e saperli utilizzare al momento giusto può fare la differenza tra la vittoria e l’annientamento del party.
L’annientamento del party non comporta game over: Meruru viene teletrasportata al workshop, ma perderà tanti giorni quanti sono quelli utilizzati per raggiungere un certo dungeon.
L’esplorazione riprende gli elementi già visti in Totori, per cui anche in Meruru la gestione del tempo è elemento di base per il flow del gioco. Utilizzare bene il tempo a disposizione permette di sbloccare subquest ed ending alternativi.
I dialoghi principali sono doppiati, mentre quelli secondari sono solo scritti.
Come in tutti i giochi NIS America, le uniche due lingue disponibili sono l’inglese e il giapponese.
Le musiche di sottofondo sono ripetitive, ma alcuni BGM sottolineano bene l’atmosfera di certe località.
Il giocatore ha l’opzione di regolare il volume per i vari aspetti del sonoro.
Atelier Meruru fa uso della tecnica cell-shading, come già i due titoli precedenti. Qui tuttavia la grafica risulta più curata e più omogenea. Il risultato, a livello visivo, è però quello di un gioco generazione ps2. Ciò nonostante, la grafica è molto piacevole all’occhio.
I punti di forza di Atelier Meruru sono la storia, i personaggi, il sistema di sintesi e la possibilità di sbloccare finali alternativi e piccole narrazioni parallele in-game, che raccontano la storia degli altri personaggi.
Non è un gioco che spicca nel panorama degli rpg per ps3 come grafica o innovazione, ma è un bel gioco solido, un classico gioco di ruolo alla giapponese la cui spina dorsale sono la storia e il sistema di sintesi. Poiché è il terzo capitolo di una trilogia, lo si può apprezzare veramente solo dopo aver giocato Rorona e Totori.