Chi sono

Ti verrà forse all’orecchio qualcosa di me; sebbene sia dubbio che il mio povero, oscuro nome possa arrivare lontano nello spazio e nel tempo. E forse ti piacerà sapere che uomo fui o quale la sorte delle opere, soprattutto di quelle la cui fama sia giunta fino a te e di cui tu abbia sentito vagamente parlare.

(Francesco Petrarca, epistola Ai posteri, 1370)

Caro lettore, mi chiamo Valentina e ho 26 anni, studio Lingue Straniere all’Università.
Nel momento in cui sto scrivendo, è un sabato pomeriggio d’estate dell’anno 2010 (d.C.).
Non scriverò che il mio sogno è diventare scrittrice, no: sono una persona pragmatica, io.
La mia aspirazione è diventare insegnante e magari scrivere nel tempo libero.
Di tanti sogni di grandezza, eroici, che si hanno in gioventù, perché proprio l’insegnante?
I giovani del mio tempo non sognano forse di diventare veline, conduttori televisivi, star di reality show? Domanda legittima. Non c’è alcun motivo misterioso, arcano od esoterico dietro questa mia aspirazione. Semplicemente, adoro quello che studio e mi piacerebbe trasmetterlo alle giovani generazioni. Strano forse, di questi tempi corrotti e desolanti, nei quali la cultura, quella con la C maiuscola, che si apprende dai libri, che si studia a scuola, è soppiantata da una cultura di più facile fruizione e più immediata soddisfazione, quella della televisione.
La televisione, caro lettore, ottenebra la mente, ci infila nel cervello falsi slogan e falsi bisogni, illudendoci che la propaganda sia cultura, quando in realtà non lo è.
La cultura, quella vera, quella dei libri, quella dei grandi pensatori, quella borsosa che si insegna nelle scuole, quella che se la possiedi ti rende un uomo libero, capace di pensare con la propria testa, di fare le proprie scelte, apre la mente. Se voglio diventare insegnante è perché credo nel potere illuminante della cultura.
Questo non ti dice nulla di veramente interessante di me, niente degno di quei succulenti pettegolezzi che animano le chiacchiere delle comari. Tu vuoi sapere dove sono nata, chi sono i miei genitori, che scuole ho frequentato, dove vivo, se ho il ragazzo, come si chiama il mio ragazzo, le mie misure, i miei piccoli sporchi segreti… Sappi che sono una persona che tiene molto alla sua privacy. Come avrai certamente compreso leggendo questa mia missiva, me la cavo con la penna.
Quella per la scrittura è una vera e propria passione. Immagino di potertene parlare, ma prima facciamo un passo indietro e lascia che ti parli della mia passione per il narrare. Dico ‘narrare’ e non parlo di letteratura, perché pur adorando la letteratura e il legger libri, la mia è una passione che risale a un tempo in cui ancora non sapevo leggerli i libri e la letteratura non sapevo nemmeno cosa fosse.
Ho sempre adorato ascoltare storie. Storie, un termine onnivoro che può essere riferito tanto alla Divina Commedia del padre Dante, quanto al resoconto di una qualsiasi giornata lavorativa. Il contrasto ti farà sorridere. Osserverai, sollevando e abbassando il capo, che le due cose non possono nemmeno essere comparate, eppure entrambe possiedono un impianto narrativo e possono essere raccontate.
Al tempo in cui ancora non conoscevo la letteratura e non sapevo leggere né scrivere, risale anche il piacere di intessere storie e di raccontarle attraverso i mezzi del disegno e del gioco. Si può dire che io abbia incominciato a scrivere, ancora prima di saper scrivere. Creare storie mi riusciva naturale come respirare e trame e personaggi si presentavano spontaneamente alla mia fantasia e non lo dico per vantarmi di essere un genio della penna: è così. Era così allora e lo è tuttora: mi viene così naturale intessere storie, che spesso mi ritrovo a raccontarle silenziosamente a me stessa (nella mente, ovviamente) quando viaggio in autobus o in treno, durante una lezione all’Università, mentre passeggio, la notte prima di addormentarmi…
Spesso mi capita che le storie mi visitino in sogno e il sogno è così ben strutturato, con un inizio, uno sviluppo centrale e una fine, che la mattina dopo mi basta trascriverlo (è un metodo infallibile per superare il blocco dello scrittore). No, non sono pazza. O forse sì, un pochino. Del resto Torquato Tasso si racconta fosse visitato dal suo genio familiare.
Che altro posso dirti di me?
Potrei annoiarti snocciolandoti una lunga lista di autori e opere che hanno influenzato e guidato la mia penna, di anime e manga che mi hanno fornito la materia da trattare, di film, serial tv e videogiochi che hanno arricchito la mia prosa dell’elemento visivo, ma ti annoieresti a morte e smetteresti di leggere dopo le prime righe.
Non ti ho descritto il mio aspetto fisico, non ti ho raccontato nulla della mia vita concreta, ma in queste pagine è racchiuso ciò che sono e ciò che penso, quali sono le mie passioni e i miei sogni e le mie speranze per il futuro. Se mai leggerai le mie opere, se mai giungeranno fino a te, potrai divertirti ad estrapolare da esse quei particolari succulenti che sono stata tanto reticente a fornirti e a cui sei tanto interessato.
Ma lascia che ti dia un piccolo avvertimento: sono una scrittrice del fantastico e del soprannaturale e adoro applicare ai miei scritti una lente deformante che distorce e dissimula i fatti di realtà. Troverai che sarà ardua impresa distinguere la realtà dell’autore dalla finzione dei fatti narrati, separare i personaggi dalla persona reale che li ha creati.
Osserverai che i personaggi di un libro restano pur sempre frammenti dell’anima dell’autore. Ma non è detto che io come autrice non ti stia giocando un brutto tiro.
Se questo mio avvertimento non ti ha scoraggiato dall’intraprendere l’impresa, sei invitato a raccogliere la sfida; ma ricorda, sono uno studiosa di teoria della letteratura, tra le altre cose e ho molte frecce al mio arco, conosco molte tecniche e ho assoluta padronanza di questa lingua nella quale ti scrivo. Sarai in grado di superare i tranelli e svelare l’arcano? Questo, solo ai posteri è dato sapere.

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