Questo frammento di dialogo mi è stato ispirato dalla lettura di un libro di Banana Yoshimoto, Kitchen.
“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.” (B. Yoshimoto, Kitchen, Milano, Feltrinelli, 1991, §1-2, p.9)
“Il completo della Gap te lo potevi risparmiare! I soldi non crescono sugli alberi, Mikage!”
Quando Kaworu rientrò da scuola, sua madre e sua sorella erano, come al solito, ai ferri corti.
Quella scena si ripeteva, in casa Takeshi, tutte le volte che Mikage si fermava a fare shopping al centro commerciale con le amiche al rientro da scuola.
Le voci concitate di madre e figlia provenivano dalla cucina e potevano essere udite distintamente anche nel resto della casa, tanto che era possibile afferrare il senso del discorso anche standosene nell’atrio.
Kaworu scrollò l’ombrello bagnato sul pianerottolo e lo ripose nel portaombrelli.
Non era raro per quel periodo dell’anno che la città di Tokyo fosse costantemente coperta di una nebbiolina fine e appiccicosa e che scendesse una pioggerellina sottile ma persistente.
Kaworu lasciò scivolare la tracolla della borsa giù dalla spalla e posò la cartella sul parquet tirato a lucido dell’atrio, si tolse le scarpe, che lasciò sulla soglia e calzò le pantofole; sciogliendo il nodo della cravatta e aprendo il primo bottone dell’uniforme scolastica, entrò in cucina.
Chidori aveva appena finito di apparecchiare la tavola e osservava la madre e la sorella mentre discutevano sui recenti acquisti di Mikage e del modo in cui aveva sperperato la paghetta.
“Bentornato, Kaworu-niichan! Siamo alle solite. Magari li avessi io tutti i soldi che danno a Mikage-neechan! Invece devo accontentarmi di 5000 miseri yen!”
“Sono una bella somma, per una bimba delle elementari.”
“Ormai non sono più una bambina! Ho undici anni! E mi è spuntato il seno!”
Kaworu sorrise, ma si astenne dal ribattere. Chidori era feroce sull’argomento seno.
“Dì un po’, com’è andata oggi a scuola, Chi-chan?”
“E’ arrivato uno studente nuovo. Si chiama Brian ed è molto, molto carino!”
“Ah, allora hai conosciuto il fratello di Anna.”
“Lo sapevi che abitano proprio nell’appartamento accanto? Mamma aveva il pomeriggio libero ed è andata a fare visita alla signora McGregor, oggi. Da quando è tornata non ha fatto altro che parlare di quanto sia brava a fare i biscotti. E’ una casalinga, lo sapevi?”
“Sì. Anna mi ha detto che non lavora più, da quando il marito è diventato cieco.”
“Allora sapevi anche dell’incendio?”
“No. Quale incendio?”
“Pare che Anna e suo padre siano rimasti coinvolti in un incendio, dieci anni fa.”
“E tu come lo sai?”
“E’ stata mamma a parlarmene. La signora McGregor le ha raccontato un sacco di cose. Non ti anticipo nulla, tanto romperà le palle a tutti anche a cena con la loro storia!”
Kaworu rise. Chidori doveva essersi annoiata a morte ad ascoltare le chiacchiere della madre per tutto il pomeriggio, specie se si era lanciata in una delle sue arringhe.
La madre smise improvvisamente di strapazzare Mikage e si accorse di Kaworu.
“Oh, ciao, tesoro. Ho saputo che domenica vai a Neverland con Haibara.”
Kaworu lanciò un’occhiataccia a Mikage, ma lei indicò la sorella minore.
“Allora mamma, hai conosciuto i nuovi vicini?” fece Kaworu, glissando il discorso Haibara.
Chidori spalancò gli occhi e supplicò di non chiederglielo. Troppo tardi.
“Ecco! E ora chi la ferma più?” protestò, accasciandosi sulla sedia.
“Brava gente davvero, i nuovi vicini” cominciò la madre, “Sono scozzesi. La signora McGregor è stata così gentile con me, oggi, mi ha persino offerto il té! E i biscotti erano ottimi, fatti in casa, sapete? E’ una casalinga e quando non si occupa del marito, si distrae cucinando o facendo del giardinaggio, non è fantastico? E la loro casa è così pulita! Kaworu, tesoro, la figlia maggiore dovrebbe avere la tua stessa età. Si chiama Anna. Pensa che dieci anni fa suo padre è rimasto coinvolto in un incendio ed è diventato cieco. Da allora non lavora più. Sono in quattro e vivono con un assegno di invalidità. Anche Anna era con il padre, quando la loro casa è saltata in aria per una fuga di gas. Pensa che è stata proprio lei a salvare il padre. Se non l’avesse portato fuori da casa sarebbero morti entrambi. Aveva solo sei anni. Non è stata davvero molto coraggiosa?”
Si udì la porta di casa aprirsi e chiudersi e rumore di passi nell’atrio.
“Oh! Questo deve essere vostro padre!”
Chidori lanciò a Kaworu un’occhiata d’intesa.
“Te l’avevo detto che rompeva! E ora racconterà la storia d’accapo a papà!”
Il padre li raggiunse in cucina e la famiglia si mise a tavola.
“Ciao papà. Com’è andata oggi?” salutò Kaworu.
“Ordinaria amministrazione.”
“Ciao, papà” salutò Chidori, “Per favore, non chiedere alla mamma dei nuovi vicini.”
“E’ tutta la sera che rompe con la storia della famiglia McGregor” spiegò Kaworu.
Il padre rise.
“Okay.”
La madre mise in tavola la zuppa di miso, il soba e le salse di contorno.
“Caro, oggi sono andata a trovare i nuovi vicini. Sono persone meravigliose–”
“Mamma, per carità, non ricominciare!” esclamò Mikage, esasperata.
“C’è anche il dolce?” chiese Kaworu, affrettandosi a cambiare discorso e rivolgendo alla sorella uno sguardo di rimprovero, che Mikage liquidò con una scrollata di spalle.
“Sì” replicò la madre, “Ho comprato della torta alle fragole. A voi piace, vero?”
“Evviva! Io adoro la torta alle fragole!” esclamò Chidori, entusiasta.
La madre trasse la torta, già suddivisa in porzioni, dal frigo e la passò ai commensali.
“Kaworu, tesoro, tu non ne vuoi?” chiese, vedendo che si accingeva ad alzarsi da tavola.
“Magari più tardi. Puoi conservarmene una o due fette?”
“Certo, tesoro.”
“Chidori, non azzardarti a mangiare la mia porzione! Vale anche per te, Mikage!”
“Non la voglio la tua porzione! Sono a dieta, io!” replicò Mikage, offesa, arrossendo.
Kaworu prese congedo e si spostò in camera a compilare gli esercizi per il giorno dopo.
Nota dell’autrice
- Il suffisso -niichan sta per ‘fratello maggiore’.
- Il suffisso -neechan sta per ‘sorella maggiore’.
- A 6 o 7 anni di età le bambine e i bambini giapponesi entrano nella prima classe della scuola elementare, che prevede sei anni di studio: l’istruzione obbligatoria comprende elementari e medie inferiori (3 anni di studio) cui si aggiungono altri 3 anni non obbligatori di scuola media superiore, formando un sistema di istruzione scolastica del tipo “6-3-3”. (fonte: wikipedia)